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Mattia Preti

Pittore considerato tra i maggiori esponenti dell’arte italiana del XVII secolo nacque nel quartiere Portacise di Taverna, il 24 febbraio dell’anno 1613, da Innocenza Schipani e Cesare Preti,  appartenenti al ceto delle famiglie “Onorate” iscritte nel nuovo ordinamento sociale e politico della città demaniale; fu battezzato il 26 dello stesso mese nella vicina chiesa parrocchiale di San Martino. I primi studi di Mattia nel borgo natale vennero seguito da Monsignor Marcello Anania, arciprete di santa Barbara, vescovo di Nepi e Sutri dal 1654 al1670. Recenti ricerche documentali hanno attestato la presenza del “pittore” nella casa romana del fratello maggiore Gregorio (Taverna 1603 – Roma 1672) già nel 1624 cioè all’età di undici anni; questo spiegherebbe la sua straordinaria esperienza formativa di ragazzo di bottega che imparava a disegnare e a macinare i colori, potendo però osservare le opere che i grandi maestri realizzavano in quegli anni nella città eterna. Verosimilmente nel 1636 Gregorio Preti ricevette dai nobili di Taverna Giovan Angelo Poerio e Lucrezia Teutonica la commissione per la tela destinata al loro altare padronale fondato nella chiesa di San Nicola, circostanza questa che sancisce l’avviata collaborazione tra i due giovani artisti nell’esecuzione di numerosi lavori, fino all’anno 1641 quando Mattia supplicò papa Urbano VIII di dare facoltà al Gran Maestro Jean Paul Lascaris dell’Ordine di San Giovanni di riceverlo a Malta con il grado di Cavaliere d’Obbedienza Magistrale. Il documento comprova di fatto l’intenzione di allontanarsi dalle direttive del fratello maggiore insieme al quale venne iscritto nell’elenco dei Virtuosi del Pantheon e, continuò a collaborare per importanti committenze  romane fino al suo controverso esordio nella chiesa di sant’Andrea della Valle, ove nell’aprile 1652   terminò gli affreschi delle grandi pareti absidali dedicate al martire.

Nel 1652 Mattia Preti fu presentato dal Guercino alla Corte Estenze ove ricevette l’incarico di decorazione la cupola di San Biagio a Modena; una felice parentesi dalle contrapposizioni di Roma che lasciò l’anno successivo per Napoli, ove venne incaricato di dipingere gli affreschi votivi della peste sulle porte della città e vi rimase fino al 1661 lavorando intensamente e ottenendo importanti incarichi che culminarono con il ciclo di San Pietro alla Majella. Dopo la breve parentesi del cantiere per la decorazione di Palazzo Pamphili a Valmontone, Mattia Preti decise di trasferirsi nell’isola di Malta ove venne ricevuto come Cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano e incaricato di riprogettare la decorazione della volta della Co-Cattedrale di San Giovanni a Valletta, realizzata ad olio su pietra dal 1662 al 1666 e che si può definire il monumento dell’arte pretiana in Europa. Il 25 gennaio del 1672 morì a Roma Gregorio Preti, Mattia lasciò Malta per onorare il fratello maggiore, verosimilmente fece sosta a Taverna per curare le pratiche relative all’edificazione dell’altare di famiglia nella chiesa di San Domenico e stabilire i contatti per le numerose committenze che i nobili del luogo sottoscrissero nei due decenni successivi. Nel 1691, fra onori e riconoscenze  l’anziano Preti venne insignito dell’alta carica di Commendatore dell’Ordine Gerosolimitano, continuò nella sua straordinaria opera creativa divulgando i suoi dipinti nelle principali collezioni italiane ed europee. Colpito da un male incurabile dipinse il suo ultimo autoritratto per il Principe Ferdinando dè Medici; il 28 dicembre 1698 scrisse il proprio testamento, morì il 3 gennaio 1699 e ricevette sepoltura nella navata della cattedrale di San Giovanni, indicata più tardi da una lapide sepolcrale con lo stemma dei Presbiteris di Taverna e la croce di Malta. Documentato con circa settecento opere, tra disegni, dipinti su tela, affreschi e progetti architettonici, conservate in edifici ecclesiastici, collezioni private e musei di tutto il mondo, Mattia Preti non dimenticò mai le sue origini, raggiungendo l’agognato riscatto sociale della sua famiglia attraverso formidabili affermazioni; scelse comunque di “ritornare” permanentemente nella sua città natale, con le sue grandi opere e il suo autoritratto nella pala dedicata alla Predica di San Giovanni Battista, sintesi perfetta della sua vita interamente spesa per l’arte, attraverso i viaggi estremi del destino.

 

Giuseppe Valentino

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